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BASILICA DI SAN VALENTINO:


BASILICA DI SAN VALENTINO

shadow Basilica di San Valentino

La storia della basilica è strettamente legata alla storia del Santo e martire Valentino a cui essa è dedicata. Il martirologio Gerominiano afferma che Valentino morì il 14 febbraio del 273 per decapitazione. L'esecuzione fu voluta dal prefetto di Roma "Furius Placidus", dopo che questi venne a conoscenza delle conversioni operate da Valentino. La leggenda infatti narra che Valentino fu chiamato a Roma da Cratone perché guarisse suo figlio Cheromone gravemente ammalato. Guarito il giovane, S. Valentino lo convertì al cristianesimo, insieme alla sua famiglia ed ad alcuni studiosi: Procolo, Efebo, Apollonio e Abondio, anch'essi martiri ad eccezione di Abondio.

La leggenda narra ancora che il suo corpo venne trasferito a Terni e sepolto presso la città dove ora sorge la basilica. Quest'area, già area cimiteriale pagana, divenne poi area di sepoltura cristiana, come dimostrano alcuni reperti e iscrizioni rinvenuti quando, nel sec XVII, si cominciò a costruire l'odierna basilica. Sul cimitero fu eretta una prima chiesa che nel corso dei secoli subì varie vicende, distruzioni e riedificazioni, in una sequenza storica difficilmente ricostruibile. Presso la basilica fu rinvenuto un interessantissimo complesso epigrafico che costituisce la più organica documentazione relativa alla presenza di comunità cristiane in Umbria. Presso la basilica fu rinvenuto anche il grande sarcofago con raffigurazioni del nuovo e del vecchio Testamento, ora conservate a palazzo Carrara. Sulla fronte del sarcofago, databile al sec. IV, sono raffigurati la "Resurrezione di Lazzaro", "Cristo e la Cananea", "La Moltiplicazione dei pani e dei pesci" ed "Il sacrificio di Abramo".

Per quasi tutto il medioevo ci fu una lunga diatriba tra Narni e Terni per l'assegnazione della sede vescovile. Diatriba che venne risolta soltanto con l'intervento di papa Alessandro IV che con un "breve apostolico" mise fine all'annosa vicenda definendo una volta per tutte Terni sede del vescovado. Tra gli anni che vanno dal 1605 al 1699 le reliquie del santo vennero più volte spostate fino alla definitiva sistemazione, nel 1699, in un'urna di bronzo dorato e cristallo poste sotto l'altare maggiore. Della stessa epoca sono la statua d'argento che arricchisce l'altare maggiore, donata dal Comune, e i monumenti funebri della famiglia Sciamanna. I lavori per la ricostruzione iniziarono nel 1606 e nel 1609 la custodia venne affidata ai frati Carmelitani Scalzi che presero dimora nel convento appositamente costruito.

Nel 1625 l'arciduca Leopoldo d'Austria, diretto a Roma, fece visita alla basilica e si assunse le spese per la costruzione di un nuovo altare maggiore in marmo, completato poi nel 1632, impegnandosi a rendere alla basilica una parte del cranio del santo donata alcuni secoli prima ad un suo antenato. L'episodio fornì l'occasione per un radicale rinnovamento dell'architettura del tempio, condotto a termine grazie all'opera prestata volontariamente dai fedeli. I materiali da costruzione furono in parte recuperati dagli edifici preesistenti, in parte forniti dall'ammasso di pietre trasportate da una tumultuosa piena del torrente Rivo, coincidenza che fece naturalmente gridare al miracolo. La facciata seicentesca, animata da paraste, dal un elegante finestrone, è stata restaurata nel 1854, come attesta l'iscrizione. Le statue in stucco vi sono state apposte in questa occasione.

fonte sito comunale


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